venerdì 28 dicembre 2012

Cantuccini al cioccolato, ma anche alle albicocche ...



Il cerchio si chiude, il 2012 se ne va, lasciando spazio ad un 2013 nuovo di zecca!
E' stato un anno movimentato, nel bene e nel male, mi ha dato l'opportunità di incontrare tantissime persone, di crescere, di capire cosa c'è di vero in questo mondo, e cosa è solo apparenza e fumo negli occhi ... mi è servito per capire quello che voglio continuare a fare, e quello che non farò più, quali sono veramente i miei interessi, e quali sono quelli degli altri ... Comunque bene così, anche a 46 anni, non si finisce mai di imparare :)

Voglio lasciarvi l'ultima ricetta di questo 2012, una ricetta conosciuta e consolidata, ma alla quale, ho voluto solo aggiungere due ingredienti, per farne, due ricette completamente diverse.
Sono i miei cantuccini, ormai conosciuti e provati da tantissime persone, una ricetta infallibile, che continuo a fare da decenni, e che forse sarà quella che darà una svolta alla mia vita, quando aprirò il mio chioschetto di cantucci, in qualche spiaggia paradisiaca, dei Caraibi :)

Cantuccini al cioccolato fondente 


  • 350 g di farina 00
  • 200 g di zucchero
  • 60 g di burro
  • 1 cucchiaio di estratto di vaniglia
  • la buccia grattugiata di un'arancia biologica
  • 1 cucchiaino di lievito per dolci
  • 200 g di cioccolato fondente
  • 3 uova intere.

L'esecuzione è molto semplice, per prima cosa dobbiamo fondere a bagnomaria o al microonde il burro, e lo mettiamo da una parte.
Facciamo una fontana con la farina, ed aggiungiamo tutti gli altri ingredienti ( a parte un cucchiaio di rosso d'uovo che ci servirà dopo, per spennellare i filoncini).
Tritiamo il cioccolato fondente a coltello, e poi mettiamolo dentro ad un colino a maglie fitte, così da eliminare la polvere e le particelle minuscole, che sporcherebbero l'impasto.
Aggiungiamo il cioccolato.
Mescoliamo ed impastiamo bene, poi dividiamo l'impasto e formiamo vari filoncini , lunghi circa 20 cm, e larghi 2 dita circa, e posizionamoli sopra delle teglie coperte di carta forno, ben distanti l'uno dall'altro.
A questo punto, prendiamo il rosso d'uovo che avevamo messo da parte, e aggiungiamoci qualche cucchiaio di latte, mescoliamo e spennelliamo la superficie dei biscotti.
Cospargiamo con abbondante zucchero semolato.

Cuocere in forno per mezz’ora circa a 180°, quando sono cotti tagliarli trasversalmente e rimetterli pochi minuti in forno, diciamo per 2 0 3 minuti circa.
Ricordate che anche se vi sembreranno morbidi, i biscotti tendono ad indurirsi ulteriormente una volta sfornati ...




Cantuccini alle albicocche secche

  • 350 g di farina 00
  • 200 g di zucchero
  • 60 g di burro
  • 1 cucchiaio di estratto di vaniglia
  • la buccia grattugiata di un'arancia biologica
  • 1 cucchiaino di lievito per dolci
  • 200 g di albicocche secche
  • 3 uova intere.

L'esecuzione è molto semplice, per prima cosa dobbiamo fondere a bagnomaria o al microonde il burro, e lo mettiamo da una parte.
Mettiamo a bagno le albicocche, per circa un'ora, poi asciughiamole bene, e tagliamole in pezzi non troppo piccoli.
Facciamo una fontana con la farina, ed aggiungiamo tutti gli altri ingredienti ( a parte un cucchiaio di rosso d'uovo che ci servirà dopo, per spennellare i filoncini).
Mescoliamo ed impastiamo bene, poi dividiamo l'impasto e formiamo vari filoncini , lunghi circa 20 cm, e larghi 2 dita circa, e posizionamoli sopra delle teglie coperte di carta forno, ben distanti l'uno dall'altro.
A questo punto, prendiamo il rosso d'uovo che avevamo messo da parte, e aggiungiamoci qualche cucchiaio di latte, mescoliamo e spennelliamo la superficie dei biscotti.
Cospargiamo la superficie con abbondante zucchero semolato.

Cuocere in forno per mezz’ora circa a 180°, quando sono cotti tagliarli trasversalmente e rimetterli pochi minuti in forno, diciamo per 2 0 3 minuti circa.
Ricordate che anche se vi sembreranno morbidi, i biscotti tendono ad indurirsi ulteriormente una volta sfornati ...

mercoledì 19 dicembre 2012

Canederli alle rape rosse e Trentingrana



 Mezza trentina, mezza pistoiese, e alla costante ricerca delle radici, che mi leghino a Prato, e alla cucina toscana.
Sono un pout pourri,diciamolo pure, che a volte, non si sente ne carne ne pesce!
Quando mi hanno chiesto di provare a preparare  una ricetta con del Trentingrana, che fosse tipica trentina,  mi son detta ... perchè non provarci, e tirar fuori quella metà di me, che adora lo strudel, i tortel de patate, la luganega, ed ovviamente i canderli?



Ecco che rispolverando i vecchi libri di ricette, ho scovato questi canederli con le rape rosse, e facendo qualche variazione sul tema, me li sono  adattati ai miei gusti.
Ne sono usciti fuori, dei canederli gustosi e delicati, e la dolcezza  del Trentingrana, ha completato il tutto.
Vi va di provarli?





per 6 persone
350 g di pane raffermo, privato della crosta e tagliato a dadini piccoli
300 g di rape rosse lessate
1/4 di litro di latte
una noce di burro
1 cipolla tritata
2 tuorli d'uovo
2 cucchiai di Trentingrana
sale

Per condire

burro
2 spicchi d'aglio in camicia
erba cipollina tritata
Trentingrana grattugiato





Cuocete la cipolla tritata nel burro, una volta cotta, mettetela da parte ad intiepidire.
In una zuppiera, mettete il pane e bagnatelo con il latte, aggiungete la rapa rossa che avrete passato al passaverdure, e la cipolla, ormai intiepidita.
Unite i tuorli d'uovo, il Trentingrana grattugiato e regolate di sale.
Bagnatevi le mani, e formate i canederli.
Lessate i canederli, in una pentola con acqua bollente salata, scolateli e serviteli con il burro che avrete fuso dolcemente, e nel quale avrete rosolato gli spicchi d'aglio in camicia.
Cospargete di erba cipollina tritata, e abbondante Trentingrana grattugiato.


lunedì 17 dicembre 2012

Panbrioche ... No knead ... No stress!




Ho scoperto che andando in la con l'età ... ( tra qualche  giorno sarà anche  il mio compleanno, e potrebbe essere un compleanno da fine del mondo ... ), si cambia sia il modo di pensare che di agire! Quello che ci sembrava importantissimo, ed essenziale, fino a qualche anno, o addirittura mesi fa, adesso ci sembra una colossale ... cavolata!
Non nego che i lievitati mi hanno sempre affascinata, ho fatto le ore piccole, seguendo l'evolversi di panettoni, pandori, pani e quant'altro il mondo dei farinacei, mi avesse messo in contatto! Pieghe, contropieghe, lievitini, bighe, forza della farina, manitoba, tutto questo per me, non aveva più segreti, fino a quando, non mi sono scocciata di tutto questo mondo bianco e laborioso, ed ho messo tutto il mio sapere da parte.
Sono addirittura riuscita, a far scadere la metà di un grande sacco di farina Caputo rossa ( sono 25 kg di ottima farina partenopea), cosa mai successa, visto che di solito,  in pochi mesi, lo aprivo, e lo finivo... Mi era passata la voglia e la frenesia, o forse semplicemente, mi ero stancata di impastare e mescolare!
Poi, come succede spesso, la mia attenzione, è caduta su una ricetta,semplice, minimalista, pochi ingredienti, una ciotola, una forchetta,un po' di spazio in frigo, e un po' di tempo di riposo, tutto qua ...voi non ci avreste provato?
La ricetta è sempre la stessa, in rete ne troverete a bizzeffe, si tratta del No Knead Panbrioche , ovvero del Panbrioche senza impasto, ovvero la maniera più semplice per ottenere un panbrioche leggero, areato, soffice, profumato piacevolmente di burro, e minimamente dolce, ottimo per farci colazione, spalmato con della buona confettura, oppure con della crema alla nocciola.
Il vostro impasto, maturerà in frigo, e quando lo tirerete fuori, basterà formarlo, e metterlo dentro ad uno stampo, o sotto forma di treccia, o semplicemente di palline, vi sembra difficile, da farsi?





per la ricetta, mi sono ispirata a loro due ... Panza e Presenza e La Ciliegina sulla Torta


Ingredienti per uno stampo 26x11

  •     250 g di farina forte (tipo Manitoba)
  •     100 g di burro fuso freddo
  •     75 g di acqua a temperatura ambiente
  •     2 uova medie a temperatura ambiente
  •     50 g di miele d'acacia o quanto meno delicato
  •     1 punta di cucchiaino di sale

  •     3 g di lievito di birra disidratato,
              oppure 11 g di lievito fresco sciolti nei 75 g di acqua tiepida

Il procedimento è semplicissimo, se usate il lievito di birra, scioglietelo in un bicchiere, con 75 g di acqua tiepida, e fatelo riposare qualche minuto, se usate quello disidratato mescolatelo semplicemente alla farina.

Allora dicevamo... prendete un'ampia ciotola, sbatteteci leggermente le uova, unite il miele, il burro fuso ormai freddo,l'acqua , il sale e mescolate per rendere il tutto omogeneo.
Adesso è il momento di aggiungere la farina ed il lievito mescolati, se avete usato quello disidratato, e mescolate, per ottenere un impasto liscio. Coprite la ciotola con la pellicola, e mettete in forno spento, per circa 2 ore. Adesso, riprendete la ciotola, e mettetela in frigo, da un minimo di 24 ore, ad un massimo di 5 giorni ...si avete letto bene, 5 giorni... ma io ho lasciato il mio impasto, per 48 ore, e penso che sia ottimo come risultato.
Trascorso il tempo necessario, prendete l'impasto, e formatelo a vostra scelta, o semplicemente delle palline, oppure una treccia, e mettetelo nello stampo da cake precedentemente imburrato... il mio misurava 26x11.
Coprite l'impasto e lasciatelo lievitare  finchè non raggiungerà il bordo dello stampo, io a questo punto ho pennellato con del burro fuso, un tuorlo  diluito con un goccio di latte, ed ho cosparso il tutto di zucchero di canna.
Ho cotto in forno il panbrioche, ad una temperatura di 170° per 25 minuti.
Si conserva morbido per giorni, se avrete l'accortezza di tenerlo chiuso in un sacchetto per alimenti.

mi scuso per le foto... ma la luce invernale, non aiuta :))

mercoledì 12 dicembre 2012

Salame di cioccolato

Profumi in Cucina aurelia.bartoletti (C)


I dolci che preparavo da ragazzina, erano principalmente due ... La torta di riso al cioccolato, con la ricetta che avevo trovata scritta  dietro alla scatola di cartone del cacao amaro Perugina,  seguita a ruota,  dal classicissimo  salame di cioccolato, che tanto spopolava nei mitici anni 80.
Con la torta di riso al cioccolato, ho legato a me, in maniera indissolubile, quel ragazzo timido spaurito e gentile, che veniva a cena a casa mia la domenica sera, e  che nel giro di 30 anni, è diventato l'uomo cazzuto, a volte un po' orso, sfuggente, della serie l'uomo che non deve chiedere mai ...( secondo me, è un clone , e me lo hanno scambiato, senza farmene accorgere, in una notte di luna piena ...) si, insomma, avete capito... sto parlando di  mio marito, e di come si è evoluto nel corso degli anni :))
Adoravo preparare qualcosa di buono e di dolce, quando c'era lui, mi sentivo tanto donnina di casa, innamorata ... ora sono una donna matura, ancora  di casa, ma volendo anche da esterno, ma soprattutto ancora innamorata del suo orso, ops di suo  marito :))
Non lo so cosa mi sia preso, ma in questi giorni, mi è tornata in mente il salame di cioccolato, chiaramente la ricetta che usavo, non la trovo più, e quindi mi sono messa alla ricerca in rete.
Confesso che quando lo preparavo le prime volte, non era carino come quello nella foto, e sia mio fratello, che il mio futuro marito, adducevano la forma di tale  dolce, con la somiglianza ...abbastanza veritiera ad essere sinceri ... ad una cosa fisiologica, ben poco gradevole... (che non starò a spiegarvi, ma che se lo preparerete, capirete subito, a cosa sto alludendo ... ) , e tra uno sghignazzo e l'altro,  uno scoppio di risa, e un ..." pare 'na c...ta !!!" lo finivamo in pochi minuti!
Anche ieri, appena preparato, e tolto dalla carta che lo avvolgeva, mia figlia, mi ha guardata, e allibita mi ha detto ..." un lo metterai mia sul blog  così, vero?!?!?"
Nooo, devo ancora "sistemarlo" per le feste, e agghindarlo a dovere ... vedrai che carino, dopo il trucco e parrucco!!"


Aurelia Bartoletti (C)


Salame di cioccolato

  • 100 g di cioccolato fondente
  • 1 uovo
  • 75 g di burro morbido
  • 150 g di biscotti secchi ( io Oro Saiwa)
  • 50 g di zucchero semolato
  • una manciata di nocciole tostate
  • zucchero a velo
  • 1 o 2 cucchiai di rum

Ho iniziato sbriciolando i biscotti, non fateli proprio sbriciolati mi raccomando, e li ho messi in una ciotola.
Ho sciolto il cioccolato nel microonde, ed ho mescolato il burro con lo zucchero, aggiungendo poi, anche l'uovo. A questo composto, ho unito il cioccolato fuso, e il rum, ho continuato a mescolare, ed ho aggiunto le nocciole tostate e i biscotti sbriciolati.
Ho steso un foglio di carta forno, ho versato il composto, ed con le mani bagnate, ho dato la forma del salame. Ho chiuso il pacchetto, e  l'ho messo in frigo per 12 ore.
Una volta scartato, l'ho legato a mo' di salame, e l'ho cosparso di zucchero a velo.
Fantastico!

Una volta tagliato e servito, quello che vi avanza, conservatelo in frigo ... sempre che vi avanzi ;)





lunedì 10 dicembre 2012

Ricciarelli


 Due settimane fa, mi sono fatta un "regalo"...
Un corso di pasticceria senese!
Contro  tutte le avversità del fato,sono partita da casa alle 6.30, e mi sono diretta alla stazione centrale, e qua è stato annunciato il ritardo di 20 minuti, del mio treno diretto a Rifredi,  leggasi aver perso la coincidenza che da Rifredi, mi avrebbe portata  ad Empoli, e da qua a quella per Siena ...  causa passaggio a livello divelto da un'auto...
 Ho dato "buca" alla mia amica Patty alias Andante con gusto, che mi aspettava alla stazione di Castellina per accompagnarmi in auto dal mio "regalo"... il treno che sono riuscita a prendere, fermava a Siena Centrale,e non a Monteriggioni/ Castellina!!
 Sono scesa dal treno e ho trovato all'uscita della stazione di Siena, l'unico tassista "rinco" che dopo avermi rassicurata dicendomi  che era "nato" nella zona dove mi avrebbe dovuta accompagnare, e che quindi la conosceva come le sue tasche, mi sono accorta, dopo circa 20 minuti che viaggiavamo, che eravamo decisamente troppo in in "alto" , per essere vicini alla mia meta!!
 Dopo essere stata ulteriormente rassicurata dal  rinco, che eravamo sulla strada giusta, dopo 45 minuti in giro per il magnifico paesaggio senese, dopo che il rinco, si è degnato di chiedere informazoni, ad un passante ...e sentirsi rispondere che aveva scazzato, ed eravamo "fuori" di almeno 10 km ...
Dopo aver preso in mano il cellulare, ed aver chiamato mio marito a casa, per sentire una "voce amica", visto che il rinco, aveva iniziato a parlare tra se e se, farfugliando sottovoce e chiedendomi scusa  in maniera alquanto sospetta, causandomi quelli che qua in toscana si chiamano "bordoni". o pelle d'oca dalla fifa ...
Dopo aver visto il "rinco" prendere a sua volta il cellulare, e telefonare alla compagna( o forse voleva anche lui, sentirsi rassicurato, visto che ero, veramente sull'incazzato? ...) , chiedendo dove si trovasse la tenuta di "ROCCA DELLE MACIE" , e sentir uscire dalla mia bocca, un urlo di rabbia, che gli comunicava, che doveva portarmi davanti alla tenuta del "CECCHI", brutto imbecille!!

Ecco che ,tra un'imprecazione e l'altra, un moccolo toscano e uno trentino, i miei occhi hanno visto finalmente la luce, un cancello amico,che indicava l'entrata del luogo, dove dovevo arrivare!

 Dopo 45 minuti da Siena a Castellina Scalo,( credo che ci vogliano 10/15 min con un tassista serio...) ero finalmente arrivata da Lui, e dal mio agognato regalo!
Un corso sulla pasticceria senese, dal mio amico Filippo Saporito, chef de La Leggenda dei Frati, a Castellina Scalo!
Giuro, che avrei baciato la terra, appena scesa dal taxi, se non fossi stata in ritardo, di almeno un'ora!!



La rabbia, si è immediatamente volatilizzata, appena li ho visti ... Filippo, sua moglie Ombretta, e la mia Andante preferita :)

Conosco Filippo e la sua fantastica cucina, da quasi un anno ... ho avuto l'onore di fargli un paio di interviste, ed ogni volta che sono con lui, le parole buonumore e risate, fanno da padrone.Ottimo chef, uomo solare, portatore sano di buon umore, con sua moglie Ombretta, compongono la coppia perfetta,  una magnifica complicità, che si può intuire, è sia tra i fornelli, che nella vita fuori da quelle mura.
Quando Patty, mi ha detto che Filippo e sua moglie Ombretta, tenevano corsi di cucina, nel loro meraviglioso ristorante, non ho saputo resistere, ed ho organizzato, il viaggio! ( Odissea ...)
Se non fosse per la distanza, andrei ad ogni corso che organizzano, ma per chi sta in zona, vi consiglio di tenere d'occhio il blog, perché vi aggiornerò con le date e le tipologie dei corsi, che Filippo ed Ombretta, terranno a partire dal nuovo anno...
 
  • corso di cucina indiana
  • corso di pasticceria secca
  • corso di cucina giapponese
  • corso di cioccolateria



Ho imparato anche a preparare dei morbidissimi Ricciarelli, dolci tipici di Siena, e legati in maniera indissolubile alla tradizione natalizia.
Mi ricordo le ceste che babbo portava a casa, qualche giorno prima di Natale,come regalo da parte della ditta dove lavorava, oltre alla bottiglia di spumante, non mancava mai, la scatola bianca, con dentro i famosi Ricciarelli, e io riuscivo sempre a cospargere di zucchero a velo, tutti gli abiti che indossavo...




  • 500 g di zucchero semolato
  • 500 g di farina di mandorle
  • 100 g d'albume
  • buccia di limone e d'arancia grattugiate
  • 1 bacca di vaniglia



Sbattete con una forchetta gli albumi, in modo da slegarli leggermente, e in una ciotola abbastanza capiente, mescolate tutti gli ingredienti, fino a formare una massa compatta.
Mettete a riposare il tutto per alcune ore, coprendo la ciotola con della pellicola.
Spolverizzate la spianatoia con dello zucchero a velo, fate dei cilindri, appiattiteli leggermente sulla superficie, e tagliateli a rombi, aggiustate la forma con le mani, e passateli  in abbondante zucchero a velo, e successivamente appoggiateli sulla placca del forno, coperta di cartaforno.
Cuocete a 200° per 6 minuti circa, una volta raffreddati, conservateli (se ci riuscite) in scatole di latta chiuse ermeticamente.

venerdì 7 dicembre 2012

Fattoria Lavacchio ... dove la parola annoiarsi non esiste.





Alcune settimane fa, sono stata invitata da Smart Box, alla scoperta di una bellissima fattoria , nella zona del Chianti Fiorentino, a  due passi da Firenze.
Si tratta dell'Agriturismo Lavacchio, nel comune di Pontassieve, immerso in un paesaggio mozzafiato, tra vigne e olivi, che ricoprono le colline che lo circondano.


Il classico paesaggio toscano, la classica quiete ... classico per me, che ho la fortuna di viverci in Toscana, ma che gni volta, riesce ancora a stupirmi, immagino quindi lo stupore di chi non conosce queste zone, quando la prima volta, arriva in posti come questo...



Alla fattoria Lavacchio, penso che non che ci sia modo di annoiarsi, tra corsi di equitazione, ceramica, escursioni, erboristeria,ed i corsi di cucina  per carpire i segreti della cucina toscana, credo che il tempo scorra in fretta, e in maniera piacevolissima.









Insieme al gruppo di food travel e food blogger, siamo andati alla scoperta dei vari edifici che compongono la fattoria, e se vi dico che in mezzo al nulla, abbiamo scoperto che la fattoria possiede un magnifico mulino a vento del XIX secolo, ci credereste?




 E se da quel mulino, venisse macinata dell'ottima farina, usata per preparare pane e pizze, non sarebbe un motivo in più, per andare a visitare l'azienda? La fattoria, produce anche olio e vino con certificazione biologica, e chiaramente tutti i prodotti che vengono usati anche per il ristorante che si trova a pochi metri dal mulino, sono a km 0.

Cavolo nero








Dopo la splendida passeggiata, siamo stati deliziati con un ottimo pranzo, in una sala accogliente di Casabella, dove la tradizione culinaria toscana, ha fatto veramente da padrona.

L'aperitivo con i salumi toscani e dell'ottimo syrah Albeggio prodotto dalla Fattoria








Crespelle  



Il magnifico arrosto misto e patate




il delizioso tiramisù


Oltra al magnifico paesaggio, l'ottimo vino, la cucina buonissima, anche la struttura che accoglie chi intende soggiornare alla Fattoria Lavacchio, è veramente di un ottimo livello, e spero che le foto, possano rendere la giustizia, che merita.

L'angolo relax





Una delle camere   






Fattoria Lavacchio
via Montefiesole 55
Pontassieve Firenze

http://www.fattorialavacchio.com/

mercoledì 5 dicembre 2012

Quadrilatero dell'Unesco ... alla scoperta di Bologna ed Imola







Lo avevo annunciato qua, che il fine settimana del 16/17 Novembre, sarei stata una turista speciale, alla scoperta del territorio di Bologna ed Imola, e così è stato. Sono stata invitata far parte della staffetta delle food bloggers che per 5 fine settimana, si sono avvicendate nello  scoprire il  Quadrilatero dell'Unesco, ovvero un itinerario, molto bello ed interessante, per riscoprire luoghi,tradizioni, cultura, arte,ed anche percorsi enogastronomici, delle zone che nel Maggio scorso, sono state colpite da terremoto.

 Il Quadrilatero dell'Unesco rientra nella campagna “RiPartiamo Insieme…”, un progetto per contribuire al rafforzamento del turismo nelle zone interessate dal terremoto dello scorso maggio, realizzata dal Ministro per gli Affari regionali, il Turismo e lo Sport, Piero Gnudi, insieme a Regione Emilia Romagna, Lombardia e Veneto.

Io e la mia compagna di avventure, Giovanna Hoang , che collabora insieme ad Alessandra Scollo, nella cura del blog Mamma Papera, ci siamo date appuntamento alla stazione di Bologna, e insieme a Silvia Gagliardi di APT Servizi Emilia Romagna, e Elena Scheda, la nostra guida, abbiamo iniziato il nostro goloso e curioso week and.

Bologna, la rossa, la dotta e la grassa, con i suoi portici ... dicono che siano quasi 40 km, ma di sicuro sono tanti e bellissimi, che proteggono con le loro volte, il passeggiare dei turisti e dei bolognesi, Bologna con le sue case-torri, con le sue chiese, con la sua storia medioevale, ancora ben conservata e ben presente, nelle strade e nelle sue piazze.


Mercato di Mezzo





Ma soprattutto Bologna, con le sue botteghe storiche e il suo Mercato di Mezzo, un patrimonio di enistimabile valore  culturale,  dove antiche botteghe, tramandate di generazione in generazione, conservano tra le loro mura, gli  arredi, i decori, e forse anche i profumi, senza che il tempo, li abbia minimamente
intaccati.




Atti

 Ma non siamo state solo delle turiste curiose ... abbiamo potuto anche  partecipare alla nostra presonalissima lezione di cucina, sulla sfoglia, in una scuola "speciale", la Vecchia Scuola Bolognese, di Alessandra Spisni, che se seguite la Prova del Cuoco, sicuramente conoscete.
Ho avuto modo di capire che il metodo che ho sempre usato per fare la sfoglia, non è quello giusto, e mi hanno subito mostrato la retta via :)
Abbiamo imparato come si tira la sfoglia, e io e Giovanna, ci siamo preparate  degli ottimi tortellini, tortelloni e tagliatelle, che sono diventati in seguito  il nostro pranzo.


Tortelli Bolognesi


Dopo aver visitato Bologna, in serata ci siamo spostate nella vicina Imola, presso l'Hotel Monte del Re,dove sorseggiando Pignoletto, mangiando crescentine, e  ascoltando musica acid jazz, abbiamo trascorso, una bellissima serata, tra chiacchiere e risate.
L'abbinamento musica in  cucina, è stato il tema principale dell'edizione 2012 del Baccanale di Imola, due arti così diverse tra loro, ma che però,  messe a confronto, dimostrano di avere tantissime cose in comune, come scrive Massimo Montanari,docente ordinario di Storia medievale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bologna, ed ideatore insieme a Valter Galavotti, di questa edizione.L'esempio più eclatante è questo" la musica svanisce mentre la si ascolta, il cibo scompare, mentre lo si mangia ..."

Abbiamo visitato Dozza, con la sua Enoteca Regionale dell'Emilia Romagna posta nelle cantine restaurate della Rocca Sforzesca, dove al suo interno sono in mostra permanente circa 800 etichette di vini, dei più grandi produttori  della regione, 



Enoteca di Dozza




e poi in compagnia di Valter Galavotti, assessore alla Cultura ed al Turismo del Comune di Imola, e Vinicio Dall'ara ufficio Stampa del Comune, la nostra passeggiata culturale, si è indirizzata tra le mura e le vie  di Imola, alla scoperta delle due mostre in onore di Concetto Pozzati, "Concetto di Cibo", e Cornice Cieca, che quest'anno ha illustrato con le sue opere il Baccanale 2012.

Concetto di Cibo


La nostra visita ad Imola, si è conclusa con un ottimo pranzo, presso l'azienda vitivinicola Tre Monti, e con la conoscenza di una persona squisita, il signor Sergio Navacchia, fondatore dell'azienda.
Intorno ad una tavola stupenda, tra chiacchiere, racconti meravigliosi, scambi di battute, ma soprattutto scambi di una grande stima, tra il signor Navacchia  ed il Professor Montanari, tra portate che trasudavano tradizione e grande cultura gastronomica, tra gnocchi fritti, squaqquerone, salami, tortelli ripieni, fritture leggerissime, arrosti gustosi, e crostate fantastiche, i nostri calici, via via, andavano riempiendosi di vini deliziosi, e ricchi di personalità, proprio come il loro fondatore!

Sergio Navacchi ed il Professor Massimo Montanari

Ringrazio chi mi ha dato l'opportunità di arricchire ulteriormente il mio bagaglio, e le mie conoscenze, e ringrazio di cuore, la mia compagna, anzi  le mie compagne di viaggio Giovanna Hoang e Silvia Gagliardi,  per la magnifica compagnia.


lunedì 26 novembre 2012

Necci di farina di castagne




I necci di farina di castagne, sono come i castagnacci bianchi ... capaci di scatenare una miriade di ricordi, legati alle mie vancanze in montagna.
Non so come mai, visto che la farina di castagne era un "frutto" dell'inverno, ma ogni estate, quando ero bambina, un giorno del mese di Agosto, tutta la famiglia Bartoletti, si riuniva nella cucina con il caminetto "grande", venivano puliti i dischi di terracotta, che di solito rimanevano per una anno intero  riposti nel sottoscala, zio Bruno raccoglieva le foglie di castagno, babbo accendeva il fuoco, zia Lina, preparava l'impasto con acqua, farina di castagne e un pizzico di sale, si sedeva sulla seggiolina di paglia, accanto  al fuoco,  ed iniziava a preparare i suoi necci.

Eh si, i necci di castagne erano la sua specialità ... scaldava le forme sul fuoco, ci poggiava sopra  le foglie di castagno incrociate, versava un po' di pastella, altre foglie e via ... finché non si formava una lunga torre, che in pochi minuti, rilasciava un dolce profumo di castagne, per tutta la casa.
Ho dei ricordi molto vaghi ... anche perché ero molto piccola,  ma vedendo queste foto, sono come esplosi nella mente.

http://www.museodelcastagno.it/ricette.php#necci



Sul tavolo, mamma e nonna Maria, mettevano sempre la  ricotta fresca, che ci portava a casa direttamente il pastore, del buon pecorino fresco, e zio Bruno, che era il più goloso, tagliava delle belle fette di pancetta, le cuoceva nella padella, e le metteva nel suo neccio arrotolato.



Ora, di tutti i nomi che ho fatto, è rimasta solo mia mamma ... e i necci di castagne, non si preparano più nel mese di Agosto ...





Ingredienti per 4 persone
350 g di  acqua
200 g di farina di castagne
1 cucchiaino di sale
4 o 5 cucchiaia d'olio extra vergine d'oliva

Ho stemperato la farina di castagne, con l'acqua, ho aggiunto il sale, ed ho mescolato bene, finché tutti i grumi, non si sono sciolti.
Ho oleato leggermente una padellina antiaderente di 20 cm,  l'ho lasciata scaldare bene, ho versato un po' di pastella, quanto basta per ottenere una frittella abbastanza sottile, l'ho lasciata cuocere per un minuto circa, e poi l'ho rigirata dall'altra parte.

Ho ripetuto il tutto, finchè la pastella non era finita, ed ho messo via via,  i necci su di  un piatto, appoggiato su una pentola con l'acqua calda al suo interno, per tenerli caldi.

Servirli con ricotta fresca, pecorino dolce, o formaggio misto di mucca e pecora.







venerdì 23 novembre 2012

Vito Mollica, invito a cena al Palagio di Firenze.

Vito Mollica


Una settimama fa, è uscito  un libro bellissimo, dal titolo accattivante ... "Vito Mollica, invito a cena al Palagio di Firenze", scritto da Aldo Fiordelli, giovane scrittore fiorentino, e amico di lunga data del grande Vito, ed edito da Trenta Editore.
  Non il classico libro celebrativo, ma un libro che si legge volentieri, con tanti aneddoti, storie, foto bellissime, e quello che piace a noi food blogger, tante ricette, che se anche non sono complete di grammature e dosi, danno lo spunto, per poter sognare ai fornelli, e sentirsi una briciola, in confronto al grande chef.


Partecipando alla presentazione, e sfogliando il libro, sono rimasta piacevolmente colpita, nell'osservare che Vito, non disdegnado assolutamente  l'uso di ingredienti importanti, come il caviale, le ostriche, il tartufo, il foie gras,( ricordiamo che la sua esperienza se l'è costruita giorno dopo giorno, cucina dopo cucina, da quando era un ragazzino, fino ad oggi, lavorando nei più famosi ristoranti del mondo)... ha proposto nella sua carta , e anche al buffet del ricevimento, piatti della tradizione toscana, in apparenza "poveri,  ribattezzata"la cucina dei soggettini", quella che comprende la francesina,il burrito, e il lampredotto, non è un modo per riciclare o semplicemente risparmiare negli ingredienti, ma è proprio la cultura della cucina,la vera espressione del territorio, di un paese, oppure di una regione.




Vito Mollica , Aldo Fiordelli, Carlo Vischi


Vito Mollica, invito a cena al Palagio di Firenze, è un libro che serve  a conoscere le tappe, che questo grande uomo, ha affrontato per diventare il grande chef di oggi, è un libro per scoprire chi sono i collaboratori che dividono con lui  i  successi della cucina , è un libro che attraverso foto le  meravigliose dei suoi piatti, fa capire la grandiosità dello chef!

Vito Mollica, invito a cena al Palagio di Firenze
Aldo Fiordelli
Trenta Editore




giovedì 22 novembre 2012

Zuppa di zucca patate e castagne





Quando ho voglia di coccole, non mi rifugio mai nei dolci, amo più qualcosa di salato... morbido, che mi coccoli, l'anima ed il corpo ...
Spesso, mio marito mi prende in giro, visto che lui non ama ne il brodo, ne qualsiasi tipo di minestra , e meno che mai le zuppe di zucca ... dice che sono da "vecchiniccia", modo poco carino, per dirmi che sto invecchiando ... ma io faccio spallucce, e me le cucino lo stesso :)

Fernando mi aveva inviato tempo fa, una bottiglia di Pinot grigio 2010 Villa Job, un vino caldo, morbido, che lascia in bocca un leggero retrogusto di mandorla.
E' un vino biologico, visto che l'azienda ha sposato la filosofia del coltivare secondo natura, già tanto tempo fa, quando ancora il biologico, non era divenuto una moda, come lo è oggi ...





Ingredienti per 4 persone

600 g di zucca
porro 1
200 g di patate
20 castagne già lessate
brodo vegetale 1,5 l circa
olio e.v.o
sale

cubetti di pane abbrustolito, oppure crostini da zuppa ...

Tagliate il porro,dopo averlo lavato con cura, a rondelle sottili, e fatelo rosolare in una pentola con dell'olio d'oliva.
Tagliate sia  la zucca, che le patate  a cubetti, ed uniteli al porro, appena sarà appassito, mescolate e fate insaporire, quindi coprite con il brodo vegetale caldo.
Sbucciate le castagne, estraete la polpa e mettetela da parte.

Una volta che la zuppa sarà tenera, aggiungete anche le castagne ( tenetene da parte qualcuna...), e lasciatele cuocere per ancora 5 minuti.
Passate il tutto al passaverdura, oppure mixerate con il mixer ad immersione, aggiungete qualche briciola di castagna, un filo d'olio, e i crostini di pane croccanti.

mercoledì 21 novembre 2012

Invito a casa Buitoni







Un invito, anzi l'invito con la I maiuscola, quello che ho sempre sognato di ricevere ... Casa Buitoni, ha aperto i suoi cancelli, a  me  ed altre 5 care amiche food blogger, ospitandoci in un mondo meraviglioso, fatto di arte, cultura, bellezza, natura, eleganza, ma soprattutto di gran classe, non ostentata.






Un posto da favola, un gioiello incastonato nella Valtiberina , sulle colline intorno a Sansepolcro, in provincia di Arezzo, quindi campagna toscana, tra il verde incontaminato  e paesaggi da favola, la villa neo-classica dove abitò la famiglia Buitoni, ed oggi divenuta il Centro di Ricerca e Sviluppo tra i più famosi del mondo.

Casa Buitoni e Sansepolcro, unite con un lungo filo indissolubile ... ricordiamo che   l'azienda da lavoro a tantissimi cittadini "biturgensi", così si chiamano gli abitanti della città, e che Buitoni, si è prestata volentieri, anche al restauro di una preziosa opera d'arte custodita all'interno della sua cattedrale.
Sansepolcro, è Buitoni...e Buitoni è Sansepolcro... non si possono scindere le due identità, e lo dico con cognizione di causa, avendo avuto anche parenti, che lavorando  per l'azienda,    ne hanno sempre manifestato una gran stima!




Casa Buitoni, è il simbolo stesso della Buitoni, qualsiasi prodotto  ha la sua immagine stampata sulla confezione ... c'è chi ha i mulini che girano e i "fornai" che parlano con le galline, ma non sono reali ... Buitoni ha veramente quella villa, e all'interno di essa, si studiano e si mettono a punto, tutti i prodotti che verranno immessi sul mercato nazionale e internazionale.


Acquistato il brand  da Nestlè  nel 1988, la villa fu totalmente ristrutturata e dal 1992 è divenuta il Centro di Ricerca e Sviluppo oltre che centro di Comunicazione e Rappresentanza , che reputo personalmente ... il più bello del mondo.









Niente provette, niente alambicchi, niente formule chimiche ... gli unici attrezzi che troverete  nel centro, sono gli stessi attrezzi che avete voi, nella vostra cucina ...forse qualcuno in più, ma sono quisquilie, ed un piccolo impianto pilota, dove testare i prodotti, prima di essere inviati alla produzione.







Parlando in termini di ricette, gli ingredienti principali di questo Centro di ricerca, si possono sintetizzare in poche parole ... anticipare e bisogni e le esigenze dei consumatori, una ricerca continua nel migliorare i propri prodotti eliminando o diminuendo i grassi, gli zuccheri ed il sodio, e soprattutto riuscire a creare ricette, che soddisfino si il palato, ma che   soprattutto  rispettino i giusti valori nutrizionali,sia a livello nazionale che internazionale.
Ecco che allora entrano in scena loro, lo staff di Casa Buitoni, un team di chef capitanati da da Enrico Braganti, e la nutrizionista Valentina Cecconi, che ogni giorno, si mettono ai fornelli, per creare le ricette, che trovate sul mercato.


Enrico Braganti e Valentina Cecconi




La mitica Giusy



L'invito ci è servito anche per provare un nuovo prodotto della linea Buitoni ... la base per la pizza in padella che dovreste già trovare nei banco frigo dei negozi che frequentate, si tratta di una base pronta per pizza, che si cuoce semplicemente utilizzando una padella antiaderente, ed in pochi minuti, ecco la pizza pronta, per essere consumata ...





Enrico Braganti e Marco Donnini



Ci hanno divise in squadre, e ci siamo divertite ad "inventare" la nostra farcitura preferita ...

La mia l'ho chiamata "Omaggio alla Toscana", perchè  ho utilizzato funghi porcini  saltati in padella con dello scalogno, della provola affumicata ... perchè non sapevo che era disponibile anche del pecorino toscano, e per completare il tutto, fettine sottilissime di lardo di Colonnata ... posso farmi i complimenti da sola?





Ecco la mia compagna di squadra ... la riconoscete? E' la mitica Valentina del blog  L'Aroma del Caffé :)





La mattinata è volata, facendo quello che noi food blogger amiamo fare di più...e cioè cucinare! Sono questi gli eventi a cui vogliamo partecipare ...

Tutti insieme, abbiamo preparato il nostro pranzo ...chi tirava la sfoglia, chi preparava gli spaghetti alla chitarra , che chiudeva con gran arte i fantastici tortelli alla zucca e nocciole, e chi si preparava i propri tortelli senza glutine ...



assaggiando il porcino ....



Ramona e Claudia chitarriste provette 



Francesca Gonzales e i tortelli di zucca ...



Veruska, La Gonzi e Valentina


Ed infine... i mitici tortelli alla zucca e nocciole!!


I miei grazie ... e sono tanti, vanno soprattutto alla Nestlé e a Casa Buitoni, per avermi dato questa opportunità unica nel suo genere, ringrazio Francesca Marchelli per avermi invitata ufficialmente  e personalmente ... e le mie compagne di avventura, ma soprattutto amiche ... Valentina, Ramona, Claudia, Veruska, e Francesca.


Se avete voglia di vedere altre foto ... guardate l'album su Flickr