giovedì 21 maggio 2015

Confettura di rabarbaro e fragole di Christine Ferber

confettura di rabarbaro e fragole
 
Tanti post da scrivere, foto da controllare, ricette da provare, un pacco di brochure di aziende siciliane  che aspettano di essere visionate e riordinate.Tra tutto questo caos, ho trovato anche il tempo ed il modo, di preparare questa fantastica confettura di rabarbaro e fragole, che era nella lista dei desideri, da svariati anni.
Ho un'idea fissa nella mia testa, quella di riuscire ad avere una produzione abbastanza intensiva di rabarbaro sul mio terrazzo, e ci starei anche riuscendo, se non fosse una coltivazione abbastanza lunga e lenta. Ho la mia bella pianta, comprata al vivaio un mesetto fa, ma prima che sia veramente in produzione, devo aspettare almeno un anno.
Un anno! Un anno è lunghissimo, da passare, se si hanno in mente un sacco di ricette da provare, e siamo sicuri che nella nostra città, trovare del buon rabarbaro, sia un'impresa a dir poco impossibile, se non fosse per un angelo biondo, food blogger anche lei, che abita a pochi passi da casa mia ( sarà anche un caso, ma nella zona nord di Prato, nel raggio di nemmeno un km, abitano ben 4 food blogger )
L'angelo biondo, si chiama Eleonora  e il suo blog è Pain d'épices et pépins, ed è stata proprio lei, la settimana scorsa, ad inviarmi un messaggio per chiedermi se ero interessata all'acquisto del pregiatissimo rabarbaro, e secondo voi, cosa avrò risposto?
Nemmeno passati due giorni,  ci siamo ritrovate davanti al suo ortolano di fiducia, a spartirci il nostro ricco bottino e io che non avevo quasi parole per ringraziarla... Grazie ancora Eleonora :)
La confettura di Christine Ferber è stato il primo esperimento, a cui sono seguiti un crumble e una panna cotta alla vaniglia, con topping di fragole, arancia e rabarbaro. Tutte le ricette mi sono piaciute tantissimo, tranne la panna cotta, ma non tanto per il topping, ma per la consistenza della panna cotta, che non mi ha convinta fino in fondo, ma per quello, si fa presto a rimediare.
 
La confettura della Ferber è veramente fantastica, semplice nell'esecuzione e dal risultato sorprendente, e visto che il risultato è stato strepitoso, ho già ordinato il suo libro su Amazon, per sperimentare nuove varianti.
 
 
Provate a chiedere anche voi, al vostro ortolano, a volte i miracoli accadono veramente :)
 
 
 
 
 

Per 5 barattoli da 250 ml

1 kg di rabarbaro al netto dello scarto
800 g di zucchero semolato
il succo di un limone biologico


1 kg di fragole al netto dello scarto
800 g di zucchero semolato
il succo di un limone biologico





Metti a macerare le fragole, insieme allo zucchero ed al succo di limone, dentro ad una ciotola di vetro, e copri con della carta forno.
Riponi in frigo per 12 ore

Trascorse le 12 ore, prendi la ciotola, separa le fragole dal succo che si sarà formato, e mettile da parte. Metti il liquido in una pentola e porta ad ebollizione per 5 minuti. Spegni il fuoco e versa sulle fragole. Lascia raffreddare e riponi in frigo per 24 ore.

Sempre nello stesso giorno, prendi il rabarbaro, lavalo e taglialo a tocchetti, poi mettilo in una ciotola con lo zucchero ed il succo di limone, copri il tutto con la carta forno, e metti a riposare fino al giorno successivo.

 
 
fragole e rabarbaro
 
 
 
Il giorno dopo, togli sia le fragole che il rabarbaro dal liquido che si sarà formato, e mettili da parte separatamente.
Metti le due pentole con i succhi sul fuoco, e portali ad ebollizione per 5 minuti, poi aggiungi di nuovo le fragole ed il rabarbaro, nelle rispettive pentole.
Mescola delicatamente, togli la schiuma che si formerà, cuoci per 5 minuti, o fino a che vedrai formarsi la giusta consistenza.
Christine Ferber, scrive che ti accorgerai che la confettura è pronta, quando il vapore diminuirà, la schiuma in superficie sarà scomparsa, i frutti saranno immersi nello sciroppo e il bollore, sarà più fitto.
A questo punto, unisci le due confetture.
 
confettura rabarbaro e fragole


Versa la confettura dentro i vasi che avrai precedentemente sterilizzato, chiudi con nuovi coperchi e sigilla bene. Capovolgili e lasciali raffreddare, finché non avranno prodotto il sottovuoto.
Per una corretta sterilizzazione dei barattoli io procedo così.
Metto due dita d’acqua nel barattolo,   li inserisco dentro al microonde e imposto la massima potenza, per circa 4 minuti. Poi li estraggo con attenzione, visto che sono caldi, li svuoto e li metto ad asciugare capovolti, sopra un telo pulito.
I tappi, che essendo di metallo, non possono essere inseriti nel micro, li sciacquo bene e visto che si tratta di confettura bollente , capovolgo il barattolo e non li tratto in alcun modo.
 

lunedì 18 maggio 2015

#EtnaKalatour. Alla scoperta della Sicilia rurale. Occhiolà,Grammichele, e Mazzarrone.



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Un nuovo blog tour, che mi ha portata lontana, su di un'isola dall'intenso profumo di zagara, baciata dal sole, e con un gigante buono che la osserva dall'alto, e che incute, a chi non lo conosce ancora, una leggera ansia.
Io e un gruppo di wine blogger, Lizzy ,e  Giampiero, una  travel blogger come Giada, e del mio ormai inseparabile amico di blog tour Fabio accompagnato anche dalla dolcissima Annalù, siamo stati invitati dalle Soat di Catania e del Calatino, per scoprire alcune zone della Sicilia e nello specifico, la zona dell'Etna.

Non vi parlerò di cucina e di ricette, almeno non in questi post, ma vi assicuro che ho già diverse ricette pronte, che ho assaggiato durante il tour, e replicato subito a casa, pronte per essere postate, ma posso assicurarvi che la cucina siciliana, è un tripudio di profumi e colori, che coccolano, sia gli occhi che il palato.
Vi parlerò invece dei siciliani, ma sopratutto delle "donne" siciliane, quelle che come Valeria Calastro, il nostro supporto organizzativo, che amano la loro terra in maniera viscerale e profonda, e lo riescono a trasmettere anche solo da uno sguardo, mentre osservano una vigna, oppure come Alessandra, che trasforma il suo raccolto in conserve favolose, oppure Federica e il suo Zash, insomma di cose da raccontare ne ho tantissime, visto che i giorni di tour, sono stati veramente tanti.
Poi vi parlerò di "lei",  a muntagna, il MOngibeddu, come lo chiamano i catanesi, ovverò l'Etna, che mi ha accolto con uno sbuffo, come una promessa d'amore, per una futura eruzione, ed ha aspettato che partissi, per mettersi in mostra e dare spettacolo.


Sono stati giorni intensi, che hanno preso vita al nostro arrivo a Catania, per poi proseguire presso l'agriturismo Valle dei Margi, dove abbiamo soggiornato due notti, ed è stato la nostra base per la visita che ha riguardato la zona del Calatino.


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Il nostro tour, alla scoperta della zona del Calatino, inizia con una visita al sito archeologico di Occhiolà, che risale al' XI secolo a.c, e fu  completamente distrutto in un terribile terremoto, nel 1693, che uccise quasi tutta popolazione, e dalle sue macerie, il Principe Carlo Maria Carafa Branciforte, dopo solo tre mesi dal disastro, iniziò a costruire a pochi km da Occhiolà, la nuova città che prese il nome di Grammichele, e che fu edificata seguendo canoni antisismici all'avanguardia.
 Occhiolà, fu fondata, molto probabilmente da una popolazione di origine peninsulare, proveniente dalla bassa Calabria e dalla Campania, e i reperti ritrovati e studiati in questi anni, fanno pensare ad una società matriarcale.
Molti reperti archeologici, sono custoditi presso il Museo Civico di Grammichele, ed il sito archeologico, momentaneamente è usato soprattutto per il Presepe Vivente, durante il periodo natalizio, e per farlo visitare al nostro gruppo, è stata fatta un'apertura straordinaria.
Sinceramente un luogo come questo, andrebbe valorizzato di più e non usato solo una volta all'anno, perché merita veramente una visita, e vedere zone che potrebbero aiutare anche l'economia di un paese, lasciate in disuso, lascia a dir poco  perplessi.

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Percorsi pochi km, arriviamo a Grammichele e alla Macelleria Barone, dove assistiamo alla preparazione della sazizza (salsiccia) al ceppo.
La preparazione si effettua su di un ceppo di legno, dove due persone, girano intorno e tagliano la carne, "armati" di lame affilate, ed una volta che la carne ha raggiunto la giusta calibratura, vengono aggiunti sale e pepe, e insaccata in budello naturale.
Questa tipica preparazione, oggi non viene più usata, per ovvie ragioni igieniche legate  all'Haccp, ma ci hanno assicurato che presto la macelleria, verrà dotata di un ceppo a norma, e che l'antica pratica, potrà essere di nuovo messa in pratica.
Per adesso si prepara usando moderni, macina carne.



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Continuiamo la nostra visita per le aziende, e incontriamo il Pastificio Sfillas, azienda nata dalla passione di cinque giovanissimi cugini, che usano grani antichi  siciliani, come il timila, per la loro produzione di pasta, pane e biscotti.
I grani, sono coltivati direttamente dai loro genitori, usando una coltivazione biologica, e vengono macinati a pietra, in un vecchio mulino.


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Continua il nostro incontro con giovani, giovanissimi produttori, anzi produttrici, come Alessandra Coppoletta, 23 anni, che insieme alla sorella e ai suoi genitori che coltivano la terra, da dove nascono i frutti e le verdure che trasforma in conserve e confetture, gestisce l'azienda Coppoletta.
Alessandra, ha deciso di scommettere sulla sua terra e nella sua Sicilia, invece di abbandonare tutto e di partire per la Svizzera o la Germania, e se vi capita, vi consiglio vivamente di provare i suoi carciofi, la confettura di pesche tabacchiere e la confettura di olive e zucca.


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E' la volta di scoprire Grammichele , con la sua pianta esagonale, studiata e voluta dal  Principe Carlo Maria Carafa Branciforte, con strade ampie  e grandi spazi aperti, dove la popolazione, si sarebbe dovuta rifugiare, nel caso di un nuovo e terribile terremoto, come quello del 1693.


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Nella  piazza principale della città, si trova la Chiesa Madre di San Michele Arcangelo, dove venne postata la prima pietra, della città di Grammichele.
Veniamo accolti da uno gran scampanio, e alzando gli occhi al campanile, vediamo che le campane, sono ancora suonate a mano, tramite robuste corde da tre bravi campanari.


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E dopo la Chiesa di San Michele, è la volta del Municipio e del piccolo Museo Civico, dove sono conservati  alcuni reperti del sito di Occhiolà.


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Arriva l'ora di pranzo, salutiamo Grammichele e ci dirigiamo verso Mazzarrone, una delle zone più ricche della Sicilia, grazie alla coltivazione dell'uva da tavola.
Veniamo accolti presso l'agriturismo "Il Casale dei Consoli", da Giuseppe Accetta Presidente del Consorzio dell'uva da tavola di Mazzarrone, da alcuni produttori e da un rappresentante del SOAT .


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Visitiamo il Feudo Silvestri, a Granieri, e rimaniamo subito affascinati per la sua bellezza.
La vecchia cantina, lascia quasi senza fiato, per la sua bellezza, e quando l'ammiro, mi sembra quasi una cattedrale gotica, dalla sua maestosità.
Qua l'uva veniva pigiata  e poi pressata usando dei torchi a vite, ed il succo ottenuto, scorreva  attraverso dei canali, veniva indirizzato direttamente nelle botti, dove fermentava e si trasformava in vino.



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La vecchia  cantina, non viene più utilizzata, e nel 2005 ne è stata costruita una più moderna e funzionale, dove vengono prodotti, il Cerasuolo di Vittoria Classico, il Frappato, il Nero d'Avola e  il Marubè.

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Il nostro tour, continua con varie visite presso aziende dove viene coltivata l'uva da tavola, dove ci vengono spiegate le tecniche di produzione, di raccolta e di stoccaggio, visitando anche un centro atto proprio a questo scopo, che dal momento della raccolta dell'uva, che va da Giugno fino a Dicembre, si preoccupa di conservare e commercializzare il raccolto, che raggiunge tutta Italia e gran parte dell'Europa.
Non sto a spiegarvi tutte le tecniche, visto che questo è un blog di cucina, ma vi assicuro che sono state interessanti.





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Stanchi ma non affamati, siamo tornati all'agriturismo che ci ha ospitato, per riposarci in attesa della seconda giornata di tour, che ci avrebbe visto alla scoperta di Caltagirone e il ritorno verso Catania.