giovedì 21 novembre 2019

Risotto con trombette dei morti e gamberi





Non ci credo neppure io!
Dopo tanti, tantissimi mesi, sono qua seduta davanti al computer a scrivere un nuovo post per questo blog che langue, quasi dimenticato.
La colpa non è di questa creatura nata per gioco 11 anni fa, anzi, la amo tutt'oggi come se fosse il primo giorno  e la voglia di cucinare, sperimentare e studiare  non mi sono mai passate, semplicemente mi sono voluta staccare da tutto quel mondo virtuale fatto di "nulla", di statistiche, di numeri sciorinati da blogger così piene di se, da mettere in primo piano il numero dei follower alla loro passione per la cucina, un mondo che mi sono sentita stretta addosso e in cui non mi trovavo più bene, e come un vestito troppo aderente e non adatto al mio corpo, mi sono svestita  e con pazienza ho atteso di disintossicarmi da tutto e da tutti, per tornare a vivere il mio modo di scrivere e parlare di cibo, rimanendo sempre me stessa e postando le ricette che mi sono veramente piaciute e che ho amato dal primo assaggio.

Forse è proprio questo che è andato perso in questi anni, si sono messi da parte i valori fondamentali che ci hanno spinte ad aprire un blog, come la passione per la cucina e la condivisione del proprio sapere, per focalizzare il tutto verso i numeri dei follower che dovevano per forza aumentare ogni giorno, anche a costo di barare con mezzucci alquanto discutibili, per conquistare maggior visibilità e catturare l'attenzione di agenzie pubblicitarie e aziende.

Io non faccio parte di quel gruppo di persone, come non ne  fanno parte  i blogger e le blogger che ho avuto il piacere di incontrare e con cui sono cresciuta nel corso di questi anni, ma credetemi se vi dico che ce ne sono tanti altri che non si sono fatti troppi scrupoli.

Ma dopo questa divagazione sul tema ( che spero mi perdonerete), torniamo a noi e diciamo il  perché ho deciso di postare proprio questo risotto con trombette dei morti e gamberi.

Come ben saprete quest'anno per i funghi è stata un'annata speciale! Complici le piogge e il caldo umido, che da primavera inoltrata fino alla fine di Ottobre hanno fatto si  che le nascite e la raccolta siano state strepitose, e sono più che certa  che non esista nessuna persona  appassionata  di questi meravigliosi regali della natura, che non si sia armata di permesso, bastone e scarponi, per addentrarsi nel bosco alla ricerca del prezioso bottino.



Io e mio marito siamo degli appassionati e appena possiamo saltiamo giù dal letto all'alba per andare a ritemprare mente e fisico, nel bel mezzo del bosco; porcini, galletti, mazze di tamburo e quest'anno abbiamo avuto anche la fortuna di poter raccogliere tante, ma tante trombette dei morti, che nonostante il nome così poco rassicurante, dovuto al fatto che iniziano a spuntare proprio nell'approssimarsi della celebrazione dei defunti, hanno un sapore ed un profumo veramente eccezionali.





La raccolta è stata davvero miracolosa e con ben due panieri colmi siamo tornati a casa felici come mai!
Le trombette dei morti sono anche chiamate tartufo dei poveri, per il sapore molto simile a quello del prezioso tubero e una volta pulite per bene da terra e impurità, aiutandosi con un pennellino e fiato dei polmoni, tagliando la parte finale del gambo che potrebbe ostruire e conservare ancora un po' di terriccio, vengono essiccate e poi tritate finemente per ricavarne una polvere finissima, che unita ad esempio, nella dose di un cucchiaino a persona  a un semplicissimo aglio olio e peperoncino, vi regalerà uno spaghetto da urlo!

Io per essiccarle uso l'essiccatore, impostando la temperatura a 50° per circa 6-7 ore o fino a che le trombette non sono completamente disidratate e pronte per essere tritate nel macina caffè che utilizzo per ridurre in polvere qualsiasi ingrediente, tranne che il caffè.

Un'altra preparazione veramente interessante che si può ottenere da questi funghi è il paté per crostini; basta cuocere i funghi con qualche cucchiaio di olio extravergine d'oliva, uno spicchio d'aglio in camicia, qualche gambo di prezzemolo, nepitella se l'avete, insaporire con sale e pepe e una volta cotti i funghi, tritarli con il mixer e rimettere il tutto dentro al tegame dove avrete fatto sciogliere del burro  con un pochino di pasta d' acciughe o un'acciuga sottolio, e lasciar insaporire il tutto per un pochi minuti. Otterrete così un paté ottimo da usare su del pane da crostini oppure ne potrete aggiungere qualche cucchiaio  al  risotto con la zucca, qualche minuto prima del termine della cottura.

Questo paté si conserva benissimo nel congelatore per qualche mese, come si conservano bene anche le trombette cotte e poi abbattute nell'abbattitore subito dopo la cottura, a cui seguirà la surgelazione, per averle sempre pronte sia per il risotto, un piatto di pasta, o per un paté all'ultimo minuto.
Chiedetemi se ne ho una bella scorta in freezer...





Risotto con trombette dei morti e gamberi



Per 4 persone

  • 360 g di riso carnaroli
  • 360 g di trombette dei morti pulite e sciacquate
  • 12 code di gambero sgusciate e devenate
  • brodo vegetale (un litro circa o quanto ne richiede il risotto)
  • olio extravergine d'oliva
  • 1 spicchio d'aglio in camicia
  • gambi di prezzemolo
  • qualche foglia di nepitella
  • burro q.b
  • sale, pepe


Iniziate a pulire i funghi con un pennellino, tagliate la parte finale del gambo e sciacquateli brevemente sotto il getto dell'acqua. Lasciateli scolare e poi metteteli in un tegame con qualche cucchiaiata d'olio, lo spicchio d'aglio, il prezzemolo, la nepitella, il sale ed il pepe; lasciateli cuocere per circa 15-20 minuti, fino a che non avranno perso l'acqua e saranno cotti. Metteteli da parte.

Prendete le code di gambero pulite e devenate e dividetele in 3-4 parti.

Tostate il riso in un tegame, senza olio ne burro, appena lo sentirete caldo al tatto iniziate a versare il brodo vegetale, pochi mestoli alla volta e portate a metà cottura.
Aggiungete i funghi, aggiustate di sale  e finite di cuocere, aggiungendo il brodo che vi era rimasto. A circa 5 minuti dal termine della cottura, unite anche i gamberi a pezzetti e finite di cuocere. Mantecate con qualche tocchetto di burro e portate in tavola.


4 commenti:

Gaia Sera ha detto...

Per prima cosa sottoscrivo TUTTO quello che hai scritto sulle blogger sgomitanti che a colpi di like veri o presunti, spazzano via quello che dovrebbe essere il motivo principale di un blog di cucina: appunto la cucina. E così si intravedono abiti da sera sullo sfondo dei piatti, sguardi sapientemente truccati, tante, troppe cose che col cibo nulla hanno a vedere. E poi la caccia ai like, il cercare di fare le scarpe alle altre nascoste dietro sorrisi falsi. Orgogliosa io dei miei 800 scarsi like tutti però veri e nessuno mai nemmeno richiesto alle amicizie, orgogliosa dei miei post che si bloccano se manca l’ispirazione, orgogliosa delle mie amiche, incuranti come me delle tendenze e del voler apparire ad ogni costo ed orgogliosa del mio grembiule sporco perché cucinare è sporcarsi le mani ed è una cosa che adoro e mai mi vedrete in cucina con i tacchi, il trucco e gli orecchini. E me ne vanto pure. E poi o si cucina o si sta sui social.. Per te che sei come me tutta la stima del mondo e la felicità di vederti tornare nel tuo angolino dove senza tante scene ma con vera dedizione, coltivi la tua passione. ❤️

Aurelia ha detto...

Silvia,ti adoro, e questo lo sai...per la tua schiettezza, sinceritá, e il tuo modo di pensarla identico a me.
Fortunatamente ci sono ancora persone in questo mondo virtuale, che preferiscono essere e non apparire, fare e non fare finta di fare, sporcarsi le mani e i grembiuli di farina, essere se stesse e essete orgogliose di esserlo!
Un grazie di cuore per tutte le tue belle parole, non solo queste ma anche per quelle che si siamo scambiate in privato ❤

Unknown ha detto...

Bravissima!

Aurelia ha detto...

Grazie mille 😀

Posta un commento

Grazie per avermi fatto visita ed aver commentato!
Ti chiedo solo una cortesia, quella di firmare il tuo commento, soprattutto se è un commento anonimo, perché altrimenti non verrà pubblicato.
Grazie per la comprensione